Le Chevalier aux fleurs, spiegato semplice
Hey!
Qualche giorno fa scrollando Instagram tra video di gattini carini e cani che ballano, mi sono imbattuto in un post stupendo.
Il post mostrava alcune opere del pittore Georges-Antoine Rochegrosse.
Opere del quale mi sono innamorato esteticamente, vibranti, luminose e colorate.
Una mi ha colpito particolarmente.
Il cavaliere dei fiori, stupenda, ha tutti gli elementi che piacciono a me:
Queste specie di ninfe dei fiori, i fiori stessi, i pratolini con i cielini blu e l’armatura, tra l’altro, in questo caso anche scintillante.
E poi questa leggerezza, questa delicatezza, i corpi sinuosi e una luce forte ma non accecante ed i colori vibranti ma non fastidiosi o infantili.
Insomma, m’è piaciuta.
Ma facciamo un passo indietro, voglio cercare di spiegarvi per bene.
Chi è Georges-Antoine Rochegrosse?
Georges-Antoine Rochegrosse (1859-1938) è stato un pittore e illustratore francese.
Entra nell'Académie Julian (scuola privata di pittura e scultura, fondata a Parigi nel 1867 dal pittore francese Rodolphe Julian), e negli atelier (laboratori artistici che si trovavano in Francia nel XIX secolo) di Jules Joseph Lefebvre e Gustave Boulanger.
Entra poi all’École nationale supérieure des Beaux-Arts (In italiano “Scuola nazionale superiore delle Belle Arti”), la più nota scuola d’arte delle sei più influenti in Francia, fondata nel 1811 da Napoleone Bonaparte a Parigi.
Ottiene poi una borsa di studio per effettuare un viaggio di studi appunto.
Illustra anche diverse edizioni letterarie, tra cui l'Odissea.
Scoprì l'Algeria nel 1894 e ci si stabilì definitivamente nel 1900, con la moglie Marie Leblond, che morì nel 1920.
Ogni estate si recava a Parigi, poiché faceva parte del collegio giudicante le opere da esporre al Salon (esposizione periodica di pittura e scultura, che si svolgeva al Louvre di Parigi).
Ottiene, in Francia, diversi successi, come la medaglia di bronzo all'Esposizione universale del 1889 (le Esposizioni Universali sono eventi che permettono di approfondire i successi e i traguardi raggiunti dall’umanità, vetrine dell’evoluzione scientifica, tecnologica e culturale, quella di Parigi del 1889 è nota per la costruzione della Torre Eiffel) e quella d'oro nell'Esposizione del 1900, e nel 1892 fu nominato cavaliere e poi, nel 1910, ufficiale della Légion d'honneur.
Professore dell'Accademia di pittura di Algeri, dove insegnava a una generazione di pittori orientalisti (L'orientalismo è una corrente pittorica, nata in Francia alla fine del Settecento e sviluppatasi poi nell'Ottocento soprattutto in Francia e in Inghilterra, che tendeva a rappresentare ambientazioni e atmosfere tipiche del mondo orientale).
All'inizio della carriera Rochegrosse fu essenzialmente un pittore di storia, poi, scoperta l'Algeria, un orientalista e alla fine, dopo la morte della moglie, un pittore di soggetti religiosi.
È uno degli ultimi rappresentanti della pittura accademica (pittura prodotta in Francia nella seconda metà del XIX secolo sotto l'influsso delle Accademie di Belle Arti)
Tutta la sua collezione personale, composta di 110 dipinti e 250 disegni e acquerelli, fu venduta da un'asta il 14 giugno 1993.
Il Cavaliere dei Fiori
Molto bene, abbiamo capito circa chi era il pittore dell’opera, ma cosa rappresenta “Il cavaliere dei fiori”?
Innanzitutto, “Le Chevalier aux fleurs” è un dipinto svolto da Georges-Antoine Rochegrosse appunto, nel 1894, ed è conservato al Museo d'Orsay a Parigi.
Ma visto che c’è parecchio da dire, partiamo con ordine.
Chi è il tipo in armatura?
Il protagonista dell’opera è Parsifal.
È un personaggio facente parte delle leggende medievali su Re Artù e i cavalieri della tavola rotonda, e Persifal è proprio uno di questi cavalieri che fa parte del tavolone di design.
Le versioni medievali di questa leggenda variano l'una dall'altra ma pressoché tutte raccontano di un ragazzo nato e cresciuto nella foresta che si reca alla corte di Re Artù e diventa uno dei Cavalieri della Tavola Rotonda.
E in qualche modo, da quello che vedo, è sempre collegato al Santo Graal ed alla sua ricerca.
(Il Graal, o Santo Graal, è una leggendaria coppa con cui Gesù celebrò l’Ultima Cena)
L’opera di Wagner
Parsifal è anche un dramma musicale composto da Richard Wagner, rappresentato per la prima volta il 26 luglio 1882.
Basato sui poemi e le leggende medievali del personaggio.
(Tra l’altro opera che ancora viene svolta in tutto il mondo ancora oggi.)
La scena del dipinto
Il momento rappresentato è quello in cui Parsifal, il casto eroe predestinato alla riconquista del Santo Graal, ha appena sconfitto le guardie del castello del mago Klingsor (mago nemico del Santo Graal che ha costruito il suo castello sulla montagna, Il castello è descritto come un luogo magico dove Klingsor attira i cavalieri del Graal facendoli sedurre da donne meravigliose). Si allontana nel giardino incantato, sordo ai richiami delle fioraie, femme fatale dai corpi appena ricoperti di narcisi, peonie, rose, iris, tulipani, viole e ortensie.
Insomma, parrebbe una scena di resistenza o immunità alla tentazione, per continuare verso il proprio scopo.
Vabbè, mi sembra chiaro che il personaggio di Persifal, miti e leggende, ed anche l’opera di Wagner pare essere tutto molto a sfondo religioso.
La scena non si capisce se si basa sull’opera di Wagner o no (che tra l’altro è un casino assurdo, ho cercato di capire la trama ma non son riuscito), viste le varie cose che ho letto.
Sul sito del Museo d’Orsay c’è scritto che forse temendo attacchi, Rochegrosse spiegò di essersi volontariamente allontanato dall'opera di Wagner per rappresentare "l'idea stessa della scena", essendo per questo insensibile alle tentazioni perché in amore per l'ideale.
In parole povere, come abbiamo detto la scena parrebbe che rappresenta “L’amore per l’ideale” di Persifal (che tra l’altro è casto) rendondolo “insensibile alle tentazioni” ovviamente rappresentate da quelle signorine.
Allora, boh.
Con tutto il rispetto con il significato originario, io quando guardo quest’opera, ci vedo altro, chiaramente quello che voglio vederci io personalmente.
E si sa, l’arte è negli occhi di guarda (ed il nuoto uno sport completo).
Io ci vedo un grande amore gentile e pacato per la natura, e che niente possono le armature scintillanti, per quanto possano provare, contro tale meraviglioso amore.
E via.
Allora, raga, c’ho messo parecchio per tirare giù queste righe, la parte di ricerca è stata molto più lunga di quello che mi aspettavo (visto il casino intorno a quel mito), quindi vi chiederei il favore di condividere questa newsletter se possibile o di iscrivervi se ancora non l’avete fatto! salite a bordo viaaaa!
“La bellezza nelle cose esiste nella mente che le contempla”
David Hume
Fonti principali: